L’analisi condotta dalla Community Smart Building di The European House – Ambrosetti (TEHA), evidenzia che il 56% degli edifici pubblici si trova nelle tre classi energetiche peggiori (E, F, G). Un quarto (24%) è concentrato nella sola classe G. La riqualificazione energetica rallentata da programmazione e scarsità di competenze. Dietro un panorama desolante, grandi opportunità se solo…
Più della metà degli edifici pubblici italiani, esattamente il 56%, sono nelle tre peggiori classi di efficienza energetica E, F e G. Addirittura il 24% è nella classe peggiore, la G. Sono i dati che emergono dall’analisi della Community Smart Building di The European House – Ambrosetti (TEHA) . Lo studio punta i riflettori sulla qualità energetica degli edifici pubblici, presente e futura.
Edifici pubblici al rallentatore
Il PNIEC – Piano Nazionale integrato Energia e Clima, elaborato dal MASE sotto la spinta della EED, Direttiva sull’Efficienza energetica, prevede l’efficientamento del 3% degli immobili pubblici ogni anno dal 2025 al 2030. Questo obiettivo è ben 9 volte superiore alla superficie riqualificata fra il 2014 e il 2022. Tuttavia, negli ultimi anni si è verificata una contrazione del tasso medio di riqualificazione degli edifici pubblici (nel 2022 è stato dello 0,7%). Alcune criticità ostacolano il processo di decarbonizzazione. Tra di esse: la mancanza di programmazione, la carenza di competenze tecniche e le difficoltà nell’utilizzo delle risorse disponibili (solo tra il 4% e il 50% delle risorse stanziate sono state effettivamente spese nel periodo 2019-2022).
Che cosa sta facendo la PA
Per ridurre le emissioni del settore, evidenzia Teha, la PA si è data obiettivi ambiziosi. Così l’Agenzia del Demanio ha stanziato 2,1 miliardi di euro per riqualificare 5 milioni di metri quadri di superficie entro il 2026. Inoltre, è stato pianificato di efficientare il 18% degli edifici pubblici fra il 2025 e il 2030, con un tasso di efficientamento del 3% annuo e una riduzione annuale dei consumi energetici pari all’1,9%.
Gli ostacoli ad edifici pubblici green
Il processo di decarbonizzazione nella PA si scontra con diverse criticità che emergono in un sondaggio condotto dalla Community Smart Building tra gli operatori del settore e i rappresentanti degli enti locali. Spiccano i problemi di gestione finanziaria, la modalità di selezione nei bandi di gara che, spesso basata sul massimo ribasso, limita l’innovazione e la qualità delle soluzioni tecnologiche e non garantisce adeguata redditività alle aziende.
I problemi più evidenti
Le problematiche più sentite dagli addetti ai lavori, rivela il sondaggio TEHA, sono i ritardi burocratici . Segue l’eccessivo numero di enti coinvolti (indicati dal 68% del campione) e la mancanza di fondi (53%). Seguono la carenza di competenze tecniche all’interno della PA (42%), che limita la capacità di pianificare, gestire e valutare gli interventi. L’adozione del criterio del massimo ribasso come principale metodo di selezione nelle gare d’appalto (32%), compromette la qualità e l’innovazione delle soluzioni adottate. Infine, le criticità nella fase di diagnosi e monitoraggio dei risultati degli interventi (26%).
Le categorie più critiche
La categoria più critica è rappresentata da scuole e università (82% del campione), che effettivamente rappresentano il 38% del parco immobiliare della PA. Quasi la metà (47%) degli intervistati ritiene prioritario intervenire sull’edilizia pubblica residenziale, mentre il 41% indica gli ospedali e il 12% gli uffici pubblici.