Il quotidiano economico ItaliaOggi denuncia il Superbuco da Superbonus. Agenzia delle entrate e Ragioneria dello Stato sono alle prese con le cifre del debito pubblico generato dal Superbonus. Tuttavia continuano a uscire studi che sottolineano gli effetti positivi del 110%. Ultimissimo è quello dei Commercialisti italiani.
Un Superbuco straordinario
Il quotidiano economico ItaliaOggi di stamane denuncia il Superbuco da Superbonus. E’ la voragine finanziaria che si aprirebbe per le casse dello Stato “a causa della crescita a dismisura delle giacenze nei cassetti fiscali” dei crediti da lavori da 110%. Il Superbuco, calcolato dall’Agenzia delle entrate in 99,4 mld di euro, metterebbe a rischio le entrate dello stato.
Il titolo dell’articolo è certamente un pugno allo stomaco di chi ha a cuore il bene della collettività e dello Stato che siamo tutti noi. Tutti noi che paghiamo e tasse, verrebbe da aggiungere citando il messaggio di fine anno del nostro presidente Mattarella. Ecco, in sintesi, che cosa scrive l’articolista di ItaliaOggi, di cui qui potete scaricare il pdf dell’articolo.
Una voragine di oltre 40 miliardi
“Con il superbonus un buco di oltre 40 mld per le casse dello stato. La crescita a dismisura delle giacenze nei cassetti fiscali, calcolata dall’Agenzia delle entrate in 99,4 mld di euro e la possibilità di veder classificato il valore dei crediti fiscali come debito mette a rischio le entrate dello stato. Intanto però si cercano di studiare i contrappesi.
I contrappesi
Il primo è una proroga del termine del 16 marzo 2023 per la cessione dei crediti 2022, poi una soluzione mediata con i tecnici di Eurostat attesi per un secondo round di incontri per febbraio/ marzo sulla proposta studiata e portata avanti da Abi e Ance di utilizzare una parte dei 99 mld. l’1% di crediti giacenti nei cassetti fiscali dei contribuenti, compensandolo con gli f24 che il sistema bancario riversa allo stato per i pagamenti delle tasse. Per Eurostat questo meccanismo trasformerebbe in toto il monte crediti classificabile in debito per l’intero e dall’origine e non limitato alla frazione dell’1%. L’alternativa sarebbe dunque trovare le coperture per queste extra cifre”. Compito assolutamente non facile di questi tempi.
Alle origini
Tuttavia Agenzia delle entrate e Ragioneria dello Stato dimenticano sempre che il provvedimento del Superbonus ha rappresentato una frustata tonificante per l’edilizia e l’economia italiane nel momento peggiore della nostra storia dal 1945 in poi. Dimenticano le extra entrate dovute al 110% che ha trascinato tutti i lavori in edilizia e non solo quelli super agevolati. Dimenticano i tanti effetti positivi collaterali su cui torneremo più avanti. Tanti sono gli studi che, pur non dimenticando che 1+1 fa 2, mettono in luce gli effetti globali del Superbonus. Ultimissimo è lo studio del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili che potete scaricare qui.
Il Superbonus secondo i Commercialisti
Il titolo del documento è “L’impatto economico del superbonus 110% e il costo effettivo per lo Stato dei bonus edilizi”. La ricerca mostra come, nel biennio 2020-2021, a fronte di 1 euro di uscita finanziaria pubblica in termini di crediti o detrazioni fiscali riconosciuti ai contribuenti, grazie agli effetti moltiplicativi in termini economici, ne ritornano 43,3 centesimi, così che il costo netto per lo Stato è pari a 56,7 centesimi. Quindi, niente Superbuco. Ma c’è di più, come evidenzia Elbano de Nuccio, presidente del Consiglio dei commercialisti.
Sottostimati i costi ma anche i ritorni
La ricerca evidenzia come le relazioni tecniche che hanno accompagnato il lancio del superbonus 110% hanno fortemente sottostimato gli effetti finanziari della misura. Dai dati effettivamente rilevati, la misura, nonostante sia risultata molto più costosa di quanto previsto, ha un ritorno finanziario per le casse pubbliche anch’esso molto più alto di quanto stimato, a cui vanno aggiunti i rilevanti effetti positivi sull’occupazione e sul reddito di famiglie e imprese, che sono stati essenziali per il rilancio non solo del comparto edilizio ma del sistema Paese nel suo insieme, già pesantemente colpito, prima, dalla pandemia e, poi, dal conflitto russo-ucraino.
Le proposte dei commercialisti
L’auspicio del Consiglio nazionale è che si possa rendere strutturale il superbonus. Quindi, sono da accogliere favorevolmente gli interventi tesi a ridurre la percentuale di detrazione che, oltre a rendere più sostenibile la misura, innescano anche il necessario contrasto di interessi tra imprese e committenti, evitando così ingiustificati rialzi dei prezzi nel comparto dell’edilizia. Se la volontà sarà quella di garantire una maggiore stabilità dell’agevolazione, per incentivare l’avvio di nuovi interventi sarà comunque necessario che l’aliquota della detrazione resti comunque allettante e che siano confermate le opzioni alternative per lo sconto in fattura e la cessione del credito. Altrettanto importante, infine, è che si giunga ad una profonda semplificazione del quadro normativo di riferimento.
Anche Cresme e Nomisma
In questo quadro è bene ricordare le valutazioni e gli studi di due importanti Istituti di Ricerca. Secondo il Cresme, Istituto di ricerca sul mondo delle costruzioni, il provvedimento del 110% ha generato 106 miliardi di investimenti in più tra il 2020 e il 2022, rispetto al 2019. Assolutamente confortante è il numero di posti di lavori creati stimato in 460 mila. Il Superbonus ha contribuito al 22% alla crescita del PIL. Grazie ad esso i 2021 è stato un anno straordinario per l’edilizia italiana, vedi qui. Così è stato scritto nel Rapporto congiunturale dell’Istituto di ricerca sugli effetti del Superbonus.
1+1 fa 2
Molto positivi, vedi qui, gli effetti del 110% anche per Nomisma, Istituto di ricerche economiche e sociali. La misura, con le sue agevolazioni, le detrazioni e i rimborsi alle ristrutturazioni edilizie, aveva generato già a giugno 2022 un valore economico di 124,8 miliardi di euro (pari al 7,5% del Prodotto interno lordo del Paese). Inoltre vi è da conteggiare anche 1 milione di tonnellate di CO2 non emesso, più energie rinnovabili prodotte, minor consumo di suolo, e tanto altro ancora, come messo in luce nell’articolo citato. Per dire che anche per noi 1+1 fa 2.
EB