Al Museo Mille Miglia di Brescia, in occasione dell’Assemblea di Anfit, una Tavola rotonda di esperti, esponenti di associazioni e imprenditori cerca di individuare le regole per i percorsi di sostenibilità più adatti per le aziende produttrici di serramenti. Diverse le ipotesi in campo ma una sola certezza: di sostenibilità sentiremo sempre più parlare prossimamente mentre banche, amministrazioni, grandi e medi committenti già cominciano a chiedere ai loro fornitori di mettersi in regola con la ….sostenibilità.
Sostenibilità: che cosa sia non si sa ancor bene, non fosse altro perché di sostenibilità ve ne sono tante: ambientale, sociale, economica, finanziaria…Di certo è un termine sempre più utilizzato con il quale anche le pmi dell’edilizia e del serramento dovranno interfacciarsi. Di sostenibilità aziendale si è parlato in profondità a una Tavola rotonda svoltasi in occasione dell’Assemblea di Anfit al Museo Mille Miglia di Brescia. Un luogo certamente emozionante per la sua storia ma a suo modo profetico nel simboleggiare il lungo percorso che sta di fronte alle aziende che decidono di diventare ‘sostenibili’.
Testimonianze di sostenibilità
A parlare di questo tema sono stati chiamati esperti, esponenti di associazioni e imprenditori: Sergio Botta, ingegnere di BSide Italia – Annalisa Callarelli, avvocato di SCLA Studio – Anna Danzi, vicedirettore di Finco –Marco Rossi, presidente di Anfit e Mauro Sellari, presidente di CNA Produzione-Serramenti & Infissi. Ennio Braicovich, editorialista di Cosmoserr.it a far da moderatore.
Il quadro
A far da cornice e premessa all’incontro la lettera di un serramentista alla redazione di Cosmoserr.it che qui riprendiamo sotto e che rappresenta una nota di attualità ma anche d’allarme:
Sono un serramentista artigiano dalle parti di Bologna. Ho 7 dipendenti. Tratto serramenti in alluminio e in pvc, un po’ di porte blindate e schermature solari. Lavoro al 100% per il privato: appartamenti soprattutto, qualche negozio e qualche capannone. Sono andato alla mia banca per cercare di alzare il plafond del mio castelletto. Sono rimasto di stucco quando il direttore di filiale mi ha chiesto che cosa stessi facendo per la sostenibilità. Mi ha spiegato qualcosa ma non ci ho capito molto. L’ho trovata una domanda troppo filosofica. Ho preso tempo. E allora vi chiedo: come posso dimostrare che sono sulla strada della sostenibilità? e poi, perché tutto ciò?
Giovanni
La sostenibilità avanza
La lettera del serramentista bolognese non ha sorpreso l’avvocato Callarelli che ci ha offerto l’episodio di una importante società di assicurazione che, un paio di anni fa, ha chiesto ai propri fornitori una certificazione ESG (Environmental, Social, Governance, cioè ambientale, sociale e governance). E in mancanza di questa, un bilancio di sostenibilità o dare prova d’aver iniziato un percorso di sostenibilità. La società è già obbligata di suo al bilancio di sostenibilità ed è perciò costretta a ricorrere a fornitori a loro volta sostenibili. Dal 2024, ha ricordato Callarelli, la redazione del bilancio di sostenibilità diventerà obbligatoria per tutte le aziende con più di 250 dipendenti e un bilancio annuo di almeno 43 milioni. Nel 2027 l’obbligo scatta anche per le pmi quotate.
Dall’Onu ai CAM
L’episodio della grande assicurazione non ha sorpreso Anna D’Anzi di Finco. Da decenni l’Onu e poi l’Unione europea hanno fissato delle regole bancarie e i criteri per valutare il merito creditizio di un’impresa. Ciò che conta non è solo il patrimonio attuale dell’azienda ma anche quello che essa costruisce seguendo i criteri ESG perché si ritiene che nel tempo essa sarà più affidabile, solida e sicura di chi non li segue. Anche se magari è più patrimonializzato. I criteri ESG possono rappresentare un obbligo ma anche un’opportunità e un vantaggio competitivo importante. Anzi, “Cerchiamo di sfruttare questa carta prima che diventi diffusissima e cerchiamo di sfruttarla al massimo” ha sollecitato il vicedirettore di Finco. Un esempio in merito, perfettamente calzante, sono i CAM, I Criteri Ambientali Minimi, che permettono di ottenere dei punteggi premiali negli appalti. E il nuovo Codice degli appalti prevede degli abbattimenti delle garanzie per chi è in grado di portare delle certificazioni di sostenibilità.
La sostenibilità nelle profonde Marche
Da anni la richiesta di sostenibilità è giunta nel profondo delle Marche laddove pullula la filiera del lusso calzaturiero. Le grandi aziende, quotate in borsa e ‘sostenibili’, hanno obbligato i propri fornitori e i subfornitori ad adottare politiche di sostenibilità. Chi non si è adeguato, è stato estromesso dalla filiera. Ce lo ha ricordato l’ing. Botta che ha vissuto di persona i patemi delle pmi locali. E tornando alla domanda iniziale del serramentista Giovanni, l’esperto in innovazione ha sviscerato l’imponente bagaglio normativo che è stato costruito attorno alle ESG.
Una vasta cassetta degli attrezzi
Più di una trentina di norme misurano a loro modo la sostenibilità di un prodotto, di un’azienda, di un sistema organizzativo. Decisamente troppe! ha stigmatizzato Botta. Di fronte alla vastità degli strumenti, specie per i piccoli sarebbe importante iniziare per gradi: costruire un nucleo interno di volenterosi, capaci di coinvolgere i colleghi, desiderosi di formarsi e di informare. Quindi, affrontare la ISO 9001 e certamente la ISO 14001. Da qui si può passare a raccogliere le informazioni sulla sostenibilità dei fornitori, i loro EPD, le loro dichiarazioni ambientali di prodotto, le dichiarazioni di riciclato contenuto nei prodotti. E così via, in fondo il serramentista è quasi sempre un assemblatore di componenti forniti da altri, il che semplifica le cose.
E la sostenibilità per gli artigiani?
A rappresentarli idealmente è stato chiamato Mauro Sellari, serramentista e presidente del Mestiere Serramenti & Infissi di CNA Produzione. A capo di una collettività fatta al 98% da microimprese. “Tutti noi siamo consapevoli dei grandi problemi rappresentati dai cambiamenti climatici. Siamo tutti chiamare a fare la nostra parte. Dobbiamo però comprendere che gli artigiani sono l’ultimo anello della filiera Siamo quelli che acquistano i vari prodotti a monte e li assemblano. Noi però abbiamo un dovere morale verso i nostri figli e un dovere per chi verrà dopo di noi. Come associazione crediamo nella sostenibilità. Lavoriamo perché questo processo parta con regole chiare e definite. Vogliamo offrire il nostro contributo fattivo a Governo, ministeri e Parlamento sperando che ci chiamino prima e non dopo quando i buoi sono scappati. Quindi, grande disponibilità a partecipare con le altre associazioni a tavoli normativi per fare un buon lavoro”.
Tema attualissimo e urgente
Le conclusioni di diritto sono spettate a Marco Rossi, serramentista e presidente di Anfit: “Il dibattito ha confermato solo l‘urgenza di affrontare il tema della sostenibilità per le aziende. Un tema attualissimo, un dovere per l’imprenditore, per le famiglie e per la società. Chi non lo affronta, di sicuro esce dal mercato. Speriamo che la Tavola rotonda abbia offerto a tutti degli spunti di riflessione! Noi come direttivo e soci di Anfit abbiamo già deciso che strada intraprendere facilitati dal fatto che molti passi sono stati fatti nellla giusta direzione”. Come dire, le prime delle Mille Miglia della sostenibilità sono state fatte. Ora ci tocca solo accelerare.
EB
Nella stessa occasione ha avuto luogo un’altra e altrettanto interessante Tavola rotonda sul tema del Futuro dei bonus edilizi
Chi volesse aggiornarsi sui termini della sostenibilità e delle regole per i serramenti, può approfittare del post Sviluppo sostenibile e serramenti. Parole e regole.