Non sono allegre le previsioni dell’Osservatorio congiunturale di Ance per l’edilizia residenziale e non residenziale per il 2024. Crolla la manutenzione straordinaria (come i lavori di sostituzione dei serramenti) con una flessione del -27% “a causa del venire meno dello strumento della cessione del credito/sconto in fattura”
Continuiamo la lettura delle previsioni dell’Osservatorio congiunturale di Ance, vedi qui la prima parte, concentrandoci sull’edilizia residenziale. Le abitazioni hanno rappresentato nel 2023 il 53,4% degli investimenti in costruzioni.
Nel 2023, gli investimenti in costruzioni (al netto dei costi per il trasferimento di proprietà), secondo l’Ance, sono ammontati a livello nazionale, a 230.876 milioni di euro. Rispetto all’anno precedente, si stima un ulteriore incremento del +5,0% in termini reali, sintesi di aumenti generalizzati in tutti i comparti.
Questa crescita, in linea con la previsione tendenziale formulata a maggio dello scorso anno, conferma una moderata ripresa già dal 2017, interrottasi nell’anno pandemico e rafforzatasi nell’ultimo triennio. Tra il 2021 e 2023, infatti, i livelli produttivi settoriali sono aumentati di circa 75 miliardi; in soli tre anni il settore è riuscito a recuperare larga parte del gap produttivo dovuto alla ultradecennale crisi che aveva portato ad una perdita per le costruzioni di circa 92 miliardi.
Nel complesso, i primi nove mesi del 2023, segnano, per gli investimenti in costruzioni, una diminuzione tendenziale del -2,7%.
Meno permessi di costruire
I dati Istat relativi ai permessi di costruire, considerando il lag temporale che intercorre tra il rilascio del permesso e l’esecuzione dei lavori, è un indicatore utile per stimare la produzione futura.
In particolare, con riferimento all’edilizia residenziale, dopo la dinamica positiva che ha caratterizzato il periodo compreso tra il 2016 e la prima parte dell’anno 2022, si registra un’inversione di tendenza dei volumi concessi. Gli ultimi dati riferiti ai primi nove mesi del 2023 indicano una flessione del -7,9% nel confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente.
Mercato mobiliare residenziale
Con riferimento al mercato immobiliare residenziale, nel corso del 2023, si sono intensificati i segnali negativi emersi sul finire del 2022. Nei primi nove mesi dello scorso anno, il numero di abitazioni compravendute registra una diminuzione del -11,8% rispetto allo stesso periodo del 2022. Tale dinamica interrompe l’eccezionale crescita del mercato nel periodo post pandemico, che aveva ricondotto le compravendite su livelli paragonabili a quelli del 2007.
L’edilizia residenziale
Nel 2023, secondo l’Ance, gli investimenti in abitazioni, pari a 117.910 milioni di euro, mostrano un aumento del +0,7% in termini reali rispetto al 2022. L’aumento dei livelli produttivi dell’edilizia residenziale, sebbene più contenuto rispetto al biennio precedente, sottende ancora una crescita degli investimenti in nuove abitazioni e un trend ancora positivo per gli investimenti nel recupero abitativo.
Gli investimenti in nuove abitazioni, secondo stime Ance, ammontano, nel 2023, a 30.381 milioni di euro, con un ulteriore incremento tendenziale del +1,3% in termini reali, collegato all’andamento positivo dei permessi di costruire in atto dal 2016, intervallato solo dal risultato negativo del 2020 (-11,2%).
Riqualificazione del patrimonio abitativo
Passando al comparto della riqualificazione del patrimonio abitativo nel 2023, il livello degli investimenti è pari a 87.529 milioni di euro; rispetto all’anno precedente si stima un aumento del +0,5% in termini reali. Su questo comparto, giunto a rappresentare ormai il 40% del valore complessivo degli investimenti in costruzioni, hanno certamente contribuito gli incentivi fiscali previsti per riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente che, negli oltre dieci anni di crisi del settore, sono stati una leva importante, tanto da far registrare, per il solo comparto della manutenzione abitativa, un aumento dei livelli produttivi (+0,5% dal 2008 al 2020), contro una flessione per il settore del -38,9%.
Decisivi sconto e cessione
Anche nel biennio post-pandemico, grazie all’introduzione del Superbonus 110% e soprattutto alla possibilità della cessione del credito o dello sconto in fattura (sia per il superbonus e sia per i bonus ordinari), il comparto del recupero abitativo ha continuato ad avere un ruolo decisivo per lo sviluppo per il settore. Nel corso del 2023, complice la scadenza dell’agevolazione al 110% – 90% fissata al 31 dicembre, i lavori conclusi hanno registrato una forte accelerazione.
Un ruolo fondamentale è stato giocato dai meccanismi di cessione del credito e dello sconto in fattura, che hanno permesso di limitare l’impegno finanziario da parte dei cittadini, coinvolgendo una platea più ampia di soggetti e, in particolare anche le famiglie meno abbienti, determinando un eccezionale risultato in termini di obiettivi di contenimento dei consumi energetici e di riduzione delle emissioni in atmosfera di gas serra.
Stime generali 2024
In questo contesto, i giudizi dei principali istituti di ricerca sulla crescita dell’Italia nel 2024 sono orientati alla prudenza, con l’attività economica che rimarrebbe sottotono nella prima metà d’anno, per poi accelerare leggermente nella seconda parte se i fattori di rischio mitigheranno i propri effetti negativi consentendo un’effettiva ripartenza. Secondo le più recenti previsioni, l’incremento del PIL si collocherebbe in una forbice compresa tra il +0,6% stimato dalla Banca d’Italia e il +0,9% della Commissione Europea.
Tali elementi di instabilità non risparmiano il settore delle costruzioni, per il quale la previsione Ance 2024 si profila negativa del -7,4% rispetto all’anno precedente. È opportuno sottolineare che su tale stima, così come sulle reali tendenze che caratterizzeranno le costruzioni quest’anno, pesa inevitabilmente il concretizzarsi di uno scenario (fine politica restrittiva BCE) piuttosto che l’altro (acuirsi tensioni Medio Oriente – Mar Rosso).
Segno negativo
Il segno negativo per le costruzioni previsto per il 2024 (-7,4%) risente del mancato apporto espansivo della manutenzione straordinaria per la quale si stima una flessione del -27%, a causa del venire meno dello strumento della cessione del credito/sconto in fattura. Ciò riporterebbe il valore complessivo degli impieghi nel comparto su livelli di poco superiori a quelli pre–covid.
Con riferimento agli altri comparti, si stima un ridimensionamento nei livelli produttivi sia della nuova edilizia abitativa sia del non residenziale privato. In merito alla prima componente, l’Ance prevede una flessione del -4,7% su base annua in termini reali, a seguito di un’inversione di tendenza riscontrata nei permessi riferiti alle nuove superfici abitative concesse, dal secondo semestre 2022. (continua)