Sono 313mila le imprese che hanno cessato attività nel corso dell’anno passato. Di esse ben 30mila sono imprese di costruzione. Lo attesta Cribis, società specializzata in sistemi di informazioni creditizie, business information e soluzioni per la gestione del credito.
Benché il 2023 sia stato in generale un buon anno per l’edilizia, ben 30mila imprese di costruzione hanno cessato attività nel corso del 2023. Lo attesta Cribis, società specializzata in sistemi di informazioni creditizie, business information e soluzioni per la gestione del credito. Il dato colpisce a maggior ragione perché è stato un buon anno, come attesta l’Osservatorio congiunturale di Ance. Vien subito da pensare che cosa sarebbe successo se non fosse stato un buon anno.
I dati Cribis
Secondo Cribis nel corso del 2023 sono ben 313.878 le imprese italiane che hanno cessato la loro attività. In media circa 860 realtà al giorno. Sono imprese che hanno chiuso la propria partita IVA lo scorso anno. Tante sono le imprese del settore edilizio. La società non dichiara quali siano i motivi che hanno portato a chiudere la partita IVA. In genere, questo non è ritenuto un segnale positivo per l’economia.
Le imprese di costruzione
A primeggiare nella classifica delle cessazioni sono infatti le imprese del settore costruzioni che rappresentano il 9,6% del totale. In numero sono 30 148. Il 4,1% del totale è costituito da imprese costruttrici di edifici residenziali e non residenziali. La cifra è talmente rilevante che Cribis costituisce una specie di identikit dell’azienda cessata: un’impresa del settore costruzioni residente in Lombardia. Seguono infatti ben distanziati altri settori produttivi: i servizi di ristorazione e alloggio sono il 6,6%, (di cui il 3,1% sono bar) del totale, il commercio (3,5%) e l’agricoltura (3%).
Distribuzione territoriale
La distribuzione territoriale delle cessate, come spesso accade, rispecchia la concentrazione aziendale nelle varie macroaree del Paese. Il 24,4%, infatti, si trova nel Nord-Ovest, il 24,3% al Centro Italia, il 22,8% al Sud, il 19,1% nel Nord-Est e il restante 9,4% nelle Isole. La Lombardia, con circa 46mila realtà (il 14,6% del totale), è la regione con il più alto numero di imprese cessate. Completano le prime dieci posizioni della graduatoria il Lazio (11,6%), la Campania (9,6%), l’Emilia-Romagna (8,5%), il Veneto (7,9%), la Toscana (7,8%), la Sicilia (7,1%), il Piemonte (7,1%), la Puglia (6,5%) e le Marche (3,3%). Le regioni con il minor numero di cessazioni sono la Basilicata (1%), il Molise (0,6%) e la Valle D’Aosta (0,2%).
Occupazione e fatturato
La popolazione delle cessate 2023 è formata in grandissima parte da imprese individuali (63,6%), società di capitali (22,8%), società di persone (13,5%) e società con altre forme (0,1%). Nello specifico, sotto il profilo occupazionale, le imprese cessate nell’82,4% dei casi impiegano meno di due persone.
EB