Da oggi 1° marzo parte l’aumento della ritenuta sui bonifici per il pagamento di lavori che beneficiano di bonus fiscali. E’ previsto dal comma 88 della legge di Bilancio 2024. Salato il provvedimento: le imprese dei settori edilizia e impianti dovranno anticipare al fisco 1,22 miliardi. Non è così per le aziende estere senza domicilio e conti correnti in Italia che vendono prodotti, come le finestre, le schermature solari, chiusure oscuranti, porte d’ingresso, per i quali i consumatori italiani chiederanno i bonus fiscali. Si accentua una pesante concorrenza sleale.
Dal primo marzo scatta l’aumento dall’8 all’11% della ritenuta sui bonifici effettuati tramite banche e poste per il pagamento di lavori per cui vengono chiesti incentivi fiscali. Come la sostituzione delle finestre, chiusure oscuranti, porte di ingresso, schermature solari agevolate dall’Ecobonus e dal Bonus Casa. Lo prevede il comma 88 della legge di Bilancio 2024, vedi news.
La ritenuta sui bonifici
Introdotta come misura di controllo e verifica dei pagamenti di lavori che beneficiano di detrazioni fiscali, e fissata inizialmente al 4%, la ritenuta sui bonifici è salita nel corso del tempo all’8% e ora all’11%. Il fisco vorace non si dà mai pace.
Anticipi sempre più pesanti
Nel denunciare il consistente incremento dell’anticipazione finanziaria delle imposte sui redditi da parte delle aziende CNA calcola che “le imprese dei settori edilizia e impianti dovranno anticipare al fisco 1,22 miliardi per effetto dell’aumento dall’8% all’11%”. E denuncia: “La ritenuta all’11% è insostenibile per le imprese dal momento che è applicata sui ricavi, mentre le imposte sono calcolate sul reddito”. E la distanza tra ricavi e reddito può essere rilevante. Per di più, per recuperare interamente, in termini finanziari, l’ammontare di imposte anticipate con la ritenuta, le imprese devono attendere da un minimo di 283 giorni a un massimo di 647 giorni, quasi due anni.
Protesta inascoltata
Alla notizia dell’aumento all’11% vi era stata un’immediata protesta delle confederazioni delle PMI e degli artigiani CNA e Confartigianato e delle associazioni dell’area serramenti, schermature solari e chiusure tecniche Acmi, Anfit, Assites e Unicmi. Tutte unite nel denunciare il crescente drenaggio di liquidità per le aziende.
Concorrenza sleale
Alla ritenuta sui bonifici non sono soggette le aziende estere che, pur vendendo in Italia, non presentano stabile organizzazione nel nostro paese, quindi senza domicilio e conto corrente. E quindi non subiscono la pesante sottrazione di liquidità che lamentano le aziende italiane e straniere in regola. Ora con il passaggio all’11% la concorrenza sleale si accentua. Direi a due livelli. Anzitutto perché una maggiore liquidità permette di svolgere un’attività più concorrenziale rispetto alle aziende in regola le quali con le proprie tasse pagano anche gli incentivi fiscali. Finanziando così i propri concorrenti esteri non in regola. Cornuti e mazziati, si direbbe.
La legge NON è uguale per tutti
Alla notizia del nuovo aumento della ritenuta sui bonifici le associazioni del serramento più proattive avevano avanzato varie proposte per rimediare alla palese disparità di trattamento tra aziende residenti e non residenti in Italia.
Le proposte
Così, Unicmi aveva chiesto ufficialmente al viceministro del MEF Leo l’applicazione della ritenuta d’acconto a tutte le imprese indipendentemente dalla loro nazionalità e dalla presenza di una banca italiana di appoggio. E in alternativa, ovvero in caso di impossibilità giuridica di applicazione della ritenuta di acconto a tutti, Unicmi ha richiesto “l’esclusione dell’accesso alle detrazioni a quei prodotti commercializzati da soggetti che eludono i doveri fiscali a carico delle imprese italiane”. Sulla stessa lunghezza d’onda si poneva Anfit che con le parole del presidente Marco Rossi affermava: “Noi ci battiamo e ci batteremo perché Ecobonus, Bonus Casa e Superbonus non siano concessi se la fornitura dei serramenti proviene da aziende straniere senza stabile organizzazione in Italia”.
Il Fisco aiuta le straniere non residenti
Ebbene sì, è proprio così. Il 2 marzo 2020 la rivista online FiscoOggi di proprietà dell’Agenzia delle entrate postava la domanda di tale Maria A. che voleva “acquistare le finestre da una ditta estera e farle installare da una italiana”. E ‘candidamente’ domandava. “È possibile fruire della detrazione qualora la ditta estera non possieda un conto corrente presso una banca italiana? Quali dati dovrei indicare sul bonifico?”.
Pronta risposta
Prontamente, il redattore Paolo Calderone dava indicazioni alla signora Maria A. su come fare. Ovviamente non si è reso conto che con la sua risposta stava aiutando un’azienda straniera non residente fiscalmente in Italia, che non pagava le tasse come pagano le aziende in regola e che certamente non avrebbe mai pagato la ritenuta d’acconto. Per di più la risposta si traduceva in una perdita per lo Stato che non incassava quanto di legge. Ah, beata ingenuità. La risposta, che peraltro è fiscalmente ineccepibile, la trovate ancora oggi a questo link. La vicenda meriterebbe un’interrogazione parlamentare e l’intervento deciso di una compagine governativa che propugna il Made in Italy per fare pagare a tutti quanto dovuto.
Ennio Braicovich