I progettisti e i clienti non amano l’anisotropia dei vetri, fenomeno che si manifesta sulle lastre di vetro con aree iridescenti. Nella quarta delle sue Pillole di vetro, il tecnologo del vetro Elvio Tessiore spiega che il fenomeno dell’anisotropia è ammesso dalle attuali normative, che esso è pure regolabile e che tutto sommato non sempre vien per nuocere.
In fisica si definisce isotropo un corpo che presenta le stesse proprietà fisiche in tutte le direzioni. I metalli sono isotropi. Il legno non lo è in quanto le sue variazioni dimensionali (ritiri, in special modo) variano a seconda della direzione delle fibre. Tra i tanti, anche il vetro float ricotto è un materiale isotropo.
E’ una questione di tempra
Quando però sottoponiamo il float al processo di tempra termica, ecco che variamo le sue caratteristiche di omogeneità fisica. Dopo riscaldamento e successivo raffreddamento, il vetro presenta le due superfici esterne in compressione e l’interno in trazione. Il vetro temprato è diventato un materiale anisotropo. La luce che veniva rifratta dal vetro float di partenza senza alcuna manifestazione ora viene birifratta, manifestando aree iridescenti visibili per certe angolazioni, in certe condizioni di luce e molto meglio con occhiali da sole polarizzati.


L’anisotropia
Architetti e progettisti di facciate richiedono che le anisotropie che disturbano l’aspetto limpido di un vetro, siano completamente evitate. Il cliente finale, le percepisce come un difetto o perlomeno come un fastidioso problema che si risolve in scarsa qualità del materiale vetro, striato e non chiaro ed uniforme, come ci si aspetterebbe. Sia la norma europea UNI EN 12150:2019 sul vetro temprato termicamente che la UNI 11404:2021 sulla qualità ottica visiva del vetro impiegato in edilizia, sono concordi nel giudicare il fenomeno come “non difetto” in quanto parte intrinseca del processo di tempra termica.
Le cause
E’ sacrosanto che il fenomeno sia inevitabile, ma pochi sanno che si può controllare come intensità. I casi peggiori di anisotropia sono di solito causati nella sezione di riscaldamento del forno di tempra. Un riscaldamento locale troppo forte produce una differenza di temperatura critica sulla lastra. Questa differenza continua poi per tutta la sezione di spegnimento e provoca una notevole anisotropia alla fine del processo, provocando iridescenza.
Non tutta l’anisotropia viene per nuocere
Spesso riconoscere un Float ricotto da uno temprato è problematico, se la lastra non è stata marcata con la scritta indelebile ‘temprato’ come sollecitato da UNI EN 12150. Il polarimetro per riconoscere strumentalmente l’Anisotropia non è spesso comune neppure nelle vetrerie. Rompere il vetro per leggere la frammentazione è poco pratico. Le impronte da rullo possono essere presenti anche in float o stratificati di piccolo spessore. E allora ci viene in aiuto questo fenomeno, patrocinio unico ed esclusivo del vetro temprato termicamente ed inviso giustamente dal mercato.
Armati di fotocamera con filtro polarizzatore o di occhiali con lenti polarizzate, ci si para davanti un mondo di vetri temprati termicamente, fino ad allora senza precisa paternità. Gli attuali standard del settore del vetro forniscono chiare tolleranze per proprietà fisiche facilmente quantificabili per aiutare nella valutazione della qualità visiva. Tuttavia, questi standard forniscono linee guida meno definitive per le proprietà soggette alla percezione umana. Oppure quando il fenomeno, seppur esistente, si manifesti nella sua maggior evidenza solo in condizioni meteo particolari.
Elvio Tessiore, glassconsulting
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