Seconda parte dell’articolo di Vito Chirenti, Chirenti Group, sulla tecnologia del BIPV, che permette di trasformare l’involucro degli edifici da barriera passiva a interfaccia attiva. Nella prima l’Autore aveva illustrato il BIPV, acronimo inglese di Building Integrated PhotoVoltaic, ovvero fotovoltaico integrato nell’edificio. Il suo funzionamento e le sue applicazioni, le prospettive per il mondo delle facciate e due esempi applicativi.
Qui la prima Parte del’intervento
L’impellente necessità di decarbonizzare gli edifici (NetZero) e renderli sostenibili e produttivi, sta trasformando il concetto di “involucro edilizio”: da barriera passiva a interfaccia energetica sensibile e attiva. Il “fotovoltaico architettonico” integrato negli edifici (BIPV-Building Integrated PhotoVoltaics) appare essere al momento l’unica soluzione per fornire ai cittadini elettricità decentralizzata in autoconsumo, cioè “in loco” senza essere trasferita (in parte dispersa), gestita e ridistribuita. Una formidabile evoluzione “socio-energetica”.
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La trasformazione delle superfici degli edifici
Il BIPV trasforma, quindi, le superfici degli edifici in collettori solari attivi e assolutamente convenienti e sostenibili, sia da un punto di vista economico che ambientale. È l’unico sistema di captazione solare che produce energia sfruttando le superfici edili verticali già costruite ed inutilizzate, o in costruzione. Senza occupare terreno e senza consumare altro suolo. Perché le campagne vanno coltivate per produrre cibo, non elettricità.
Luce solare, bene sociale
Grazie al BIPV, quel bene primario e patrimonio universale che è la luce solare (fonte rinnovabile e “sociale” per eccellenza), si “decentralizza” per fornire energia illimitata, pulita, sicura, libera e gratuita, disponibile a tutti e fruibile da tutti, singolo cittadino e collettività.
Gli altri vantaggi del BIPV
Il BIPV offre, inoltre, altri straordinari vantaggi e benefici:
- aggiunge pregio estetico e architettonico agli edifici;
- riqualifica un parco immobiliare – il nostro – ormai vetusto; un tessuto urbano (spesso degradato) e restituisce decoro a molte aree residenziali;
- aumenta il valore degli immobili;
- è un formidabile alleato per una transizione energetica “di qualità” e nella lotta ai cambiamenti climatici;
- contribuisce alla salvaguardia del pianeta e alla sopravvivenza degli esseri umani e della fauna.
Gap dell’Italia
Purtroppo l’Italia ha un enorme gap rispetto ad altre nazioni europee (Danimarca, Polonia, Svezia, Finlandia per citarne solo alcune). Paesi con poco sole ma i quali, già da molti anni, utilizzano proficuamente il BIPV; mentre pochi sanno che, paradossalmente, alcune aziende italiane sono delle eccellenze nella progettazione e produzione di tecnologie e impianti per la produzione del BIPV “made in Italy”.
Favorire la transizione energetica
Promuovere e incentivare su larga scala in Italia, l’utilizzo del BIPV, con l’obiettivo di favorire la transizione energetica, a beneficio della collettività e negli interessi della Nazione, creerebbe sviluppo economico, benessere sociale (e maggiore sicurezza). Favorirebbe al contempo la ripresa del lavoro per decine di migliaia di aziende, nei vari comparti (costruttori edili, serramentisti, installatori di fotovoltaico), che operano in Italia e possono creare grandi opportunità professionali e tanti nuovi posti di lavoro. Ed essere così al passo con gli altri Paesi più sviluppati.
Vito A. Chirenti, BIPVtaly-Chirenti Group
Le immagini sono dell’Autore
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