La Federazione Industrie Prodotti, Impianti, Servizi ed Opere Specialistiche per le Costruzioni e la Manutenzione interviene sulla cessione del credito da Superbonus e bonus edilizi. In sintesi: cassetti fiscali pieni e conti correnti vuoti
La cessione del credito fiscale rimane l’argomento caldo del momento per l’edilizia e i clienti. Interviene in merito l’editoriale della newsletter n. 6-2022 di Finco, Federazione Industrie Prodotti, Impianti, Servizi ed Opere Specialistiche per le Costruzioni e la Manutenzione, che raggruppa 40 Associazioni, che rappresentano fra gli altri restauro storico e dei monumenti; energie rinnovabili (biomassa, geotermia e idroelettricità), carpenteria metallica, serramenti…Tra le associazioni: Acmi, Anfit, Assites e Unicmi.
Cessione del credito e certezza del diritto
Al momento della pubblicazione di questo intervento siamo in attesa della conversione in Legge dei Decreti Legge 36 e 50 dell’anno in corso. Ma intanto sorge una prima riflessione: è giusto cambiare (più volte) le regole del gioco a cantieri partiti? La Legge non dovrebbe valere solo per il futuro? Non c’è un qualcosa che si chiama “certezza del diritto”?
Occorre – e siamo d’accordo – controllare scrupolosamente la prima cessione, ovvero il cessionario deve avere tutta la documentazione (anche fotografica) dal cedente. È qui che si genera la truffa potenziale, per lo più. Ma occorre anche che si sblocchi la situazione, attualmente davvero critica.
Situazione critica
Se il credito non viene più acquistato da alcuno è ovvio che la situazione diviene (e già lo è) critica. Tolti infatti quei soggetti che hanno capacità economica e capienza fiscale (e che probabilmente avrebbero potuto realizzare gli interventi anche senza il bonus) o che hanno possibilità di attendere lo sblocco dell’acquisto dei crediti che verosimilmente dovrebbe arrivare dopo la conversione in legge del Decreto legge n. 50/2022 (Decreto Aiuti), gli altri sono in crisi.
Le responsabilità di Governo e Parlamento
Le responsabilità sono diverse, sia a livello dell’Esecutivo che del Parlamento, con misure introdotte con efficacia sostanzialmente spesso retroattiva. Ora però è importante trovare una soluzione che non può che essere quella di mantenere fede al Patto (perché questo è una Legge approvata) con i cittadini e le imprese, magari ampliando le tipologie di soggetti cui cedere il credito.
Tra le varie ipotesi “sistemiche”, vi è anche quanto da alcuni sollecitato, circa il trasferimento di alcune improduttive quanto ingenti risorse dal reddito di cittadinanza a questa misura. Ed è “simbolico”, in proposito, il fatto che in una recente grande truffa in Provincia di Napoli su 143 persone coinvolte circa 100 risultino percettori del reddito di cittadinanza.
Liberare la quarta cessione
Più nell’immediato, occorre più tempo per le compensazioni e “liberare” la quarta cessione. Le banche dovrebbero poter cedere liberamente i crediti acquisiti. E non solo ai clienti “professionali”, come proposto in queste ore dalle Commissioni riunite Bilancio e Finanze della Camera dei Deputati. Va in questa direzione la Risoluzione 1205 approvata dalla 10a Commissione Industria del Senato (Presidente Girotto) che impegna il Governo:
- ad adottare, in tempi estremamente celeri, ogni opportuna iniziativa, anche di carattere legislativo, volta a garantire le più ampie possibilità per le imprese del settore di operare nell’ambito degli interventi previsti dal Superbonus 110 per cento, in particolare rendendo funzionale e pienamente utilizzabile il meccanismo della cessione del credito, consentendo così lo sblocco dei crediti d’imposta presenti nei cassetti fiscali delle medesime imprese;
- ad ampliare la platea dei cessionari, prevedendo, tra l’altro, la possibilità per le banche e le società appartenenti a un gruppo bancario di cedere i crediti d’imposta derivanti ai propri correntisti corporate rientranti nella definizione europea di piccole e medie imprese, di cui al decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 18 aprile 2005, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale , n. 238 del 12 ottobre 2005, e anche valutando l’opportunità di coinvolgere Poste italiane S.p.A. e Cassa Depositi e Prestiti.
- Ok, ma occorre fare presto, molto presto. Può darsi che la misura in futuro vada rivista—anzi certamente andrà rivista— ma non in corso d’opera, per colpa dei soliti cialtroni che danneggiano l’intero Paese.
Finco