Il 5 novembre si apre l’udienza al Tribunale di Vicenza che vede la Presidenza del Consiglio citata in causa dall’associazione Class Action Nazionale dell’Edilizia per rispondere del caos legislativo che ha contrassegnato il Superbonus 110%. Nello specifico dovrà rispondere del danno all’impresa appaltatrice che si è vista bloccare la cessione dei crediti.
Il caos legislativo che ha contrassegnato la tormentata vita del Superbonus porta in tribunale la Presidenza del Consiglio citata in causa dall’associazione Class Action Nazionale dell’Edilizia.
Class action in tribunale
La prima udienza si terrà il 5 novembre prossimo presso la 1a Sezione Civile del Tribunale di Vicenza. Class action è il termine inglese che designa un’azione legale di massa da parte di coloro che hanno subito un’identica ingiustizia. Nello specifico sotto accusa sono state le decine di modifiche che ha subito il meccanismo della cessione del credito di cui agli articoli 121 e 122 del DL 34/2020 convertito con modificazioni dalla Legge n. 77/2020.
33 modifiche del Superbonus
Secondo i conteggi del quotidiano economico e finanziario ItaliaOggi, vedi qui, dalla data di entrata in vigore del 19 maggio 2020 fino a oggi il superbonus ha subito 33 modifiche. Nei dettagli, l’articolo 119 ha subito ben 19 modifiche normative. L’articolo 121, che disciplina la cessione dei crediti e lo sconto in fattura, ne ha subite altre 14. Di fatto le subentrate variazioni contrattuali hanno determinato interminabili liti tra committente e impresa, impresa/committente e istituto finanziario. In molti casi hanno impedito alle parti in causa di poter proseguire i lavori così come concordati.
La responsabilità del Governo
Per questo pasticcio il Giudice della 1° Sezione Civile del Tribunale di Vicenza ha chiamato in causa la Presidenza del Consiglio, convocata come 3°. Ha intentato la causa l’associazione Cande, Class Action Nazionale dell’Edilizia, a sostegno del diritto di una ditta associata.
Novità giurisprudenziale
“Si tratta di una novità assoluta in materia giurisprudenziale relativamente alla intricata materia del Superbonus, perché è la prima volta che la Presidenza del Consiglio viene citata in causa e viene chiamata a rispondere del danno all’impresa appaltatrice che si è vista bloccare la cessione dei crediti, e che è finita in causa con il committente, col fine di tenere indenne il nostro assistito, per il caso di soccombenza ed eventualmente a pagare il risarcimento”, afferma Roberto Cervellini, dg dell’associazione. All’associazione Cande, operativa da oltre due anni, aderiscono oltre 250 imprese operanti nel settore dell’edilizia, presenti in tutto il territorio nazionale. Essa ha il fine di rappresentare imprese e liberi professionisti che esercitano attività nel campo dell’edilizia, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi.
Class action fa breccia
A sua volta l’avv. Daniele Marra, del Foro di Roma, legale di Cande e ideatore dell’iniziativa, ha così commentato: “La scelta del magistrato è stata quella di condividere pienamente due tesi difensive. La prima è rappresentata dal fatto che la ditta appaltatrice può essere garantita anche dal Legislatore italiano che, con i provvedimenti legislativi di urgenza come quelli che hanno via via compromesso la cessione del credito e lo sconto in fattura, ha inciso direttamente su rapporti privati e tra privati, rendendo più oneroso un appalto edile: lo Stato può essere parte in causa.
Lesione del credito di ditta edile
La seconda è quella di aver avallato una vera e propria lesione del credito di una ditta edile, visto che la lite è stata ampliata ai danni della Presidenza del Consiglio, citando uno specifico articolo del codice di procedura civile, ovvero quello che ammette la chiamata in causa di un terzo non solo perché la lite gli è comune, ma anche affinché il terzo garantisca chi lo ha chiamato, ovvero paghi al suo posto in caso di condanna. Lo Stato può essere chiamato a risarcire una ditta edile. A novembre vedrò la costituzione avversaria e potrò dare risposte concrete al comparto edile che l’associazione Cande rappresenta con instancabile impegno”.
Certezza del diritto?
A novembre ne sapremo di più e vedremo come si difenderà la Presidenza del Consiglio, che magari si cercherà di discolparsi chiamando in causa il Parlamento. Certamente è difficile conciliare certezza del diritto con le 33 modifiche subite dal Superbonus nei quattro anni di vita del provvedimento. Altra strada che si potrebbe aprire è quella del ricorso alla Corte europea di giustizia con tempi molto più lunghi.
Ennio Braicovich