Il produttore di serramenti e infissi in alluminio e pvc e di sistemi oscuranti adotta il Codice etico secondo il Dlgs 231/2001. Il cosiddetto modello organizzativo 231 ha lo scopo di ridurre gli illeciti penali in ambito aziendale e di proteggere la continuità operativa nel caso in cui essi eventualmente si verificassero.
SPI spa, azienda di Maierato, in provincia di Vibo Valentia, attore di primo piano nel mondo italiano dei serramenti con un’esperienza di quasi 40 anni nel settore degli infissi e oscuranti, ha recentemente adottato il Codice etico previsto dal Dlgs 231/2001. È tra le prime (e poche) aziende del settore serramenti ad avvalersi di uno strumento che potrebbe sembrare a prima vista un documento di indirizzo morale o al più una boutade pubblicitaria. Invece, come vedremo, il Codice etico è soprattutto uno strumento concreto che difende gli interessi dell’azienda.
Obiettivi del Codice etico
Spiega Francesco Mangione alla testa dell’azienda con il figlio Rocco e il fratello Tommaso: “Redigendo il Codice Etico, abbiamo voluto mettere nero su bianco i valori ed i principi ai quali i dipendenti, nonché tutti coloro che per essa operano, si ispirano e uniformano per il perseguimento degli obiettivi aziendali. Il rispetto di questi principi consentirà a SPI di rimanere una società con elevati standard etici e morali. Ciò ci consentirà di conquistare la massima fiducia degli altri attori dei settori in cui operiamo, ma soprattutto per raggiungere elevati standard di risultato”.
A portare a termine la redazione del Codice etico e a curarne l’implementazione è il dott. Antonello Gagliardi di Kairos M&C. Laurea in giurisprudenza, esperienza direttiva in banca e in azienda, consulente senior di alta direzione, Gagliardi con il suo team ha accompagnato a fine 2022 l’esordio di SPI sul mercato dei capitali con l’emissione di un mini bond da 3 milioni di euro. L’operazione, coperta dalla garanzia di BEI, Banca Europea per gli Investimenti, rientra nel nuovo programma di Basket Bond Esg, da notare questa sigla Esg, lanciato da Unicredit e Cassa Depositi e Prestiti (CdP) per sostenere gli investimenti delle PMI e Mid Cap.
Codice etico sul sito
Il Dlgs 231 fa del modello organizzativo omonimo lo strumento principe per ridurre gli illeciti penali in ambito aziendale e di proteggere la continuità operativa nel caso in cui essi eventualmente si verificassero. Il modello organizzativo si compone del Codice etico, di cui un estratto di 16 pagine compare sul sito di SPI, di un sistema disciplinare, dell’OdV, l’organismo di vigilanza, e il corpo delle procedure ad hoc.
“Sostanzialmente, spiega il dott. Gagliardi, il modello organizzativo 231 comporta l’adozione di una serie di regole che governano l’azienda e il comportamento di tutti coloro che entrano in contatto in qualche modo con l’azienda. Quindi, tutti coloro che fanno parte in senso lato del business dell’azienda: i soci, i dirigenti, i quadri, i dipendenti, gli agenti, i fornitori, i rivenditori debbono prendere atto e visione del codice etico. E debbono attenervisi”.
Trasparenza e liceità
Tutta l’attività aziendale deve attenersi a trasparenza e liceità. Prosegue l’esperto: “Così Spi deve evitare di intrattenere rapporti commerciali con fornitori che hanno subito condanne per truffe o peculato o hanno interdittive per attività criminali. Così Spi non farà discriminazione di sesso, razza, religione, opinione politica”.
Alla fine, rivela Gagliardi, il vero senso del modello 231 non è solo di darsi un codice etico ma di assicurare la continuità aziendale anche laddove dovessero emergere dei reati a carico di qualche componente dell’azienda. Reati il cui elenco piuttosto lungo viene continuamente aggiornato, vedi qui.
Codice etico, salvagente per l’azienda
“Nel caso ipotetico di un reato, si va a ricercare chi lo ha commesso ma non si blocca la Spi. Si è verificato spesso che, in occasione di reati, il magistrato ha bloccato l’intera azienda con un danno enorme per tutti. Questo sarebbe praticamente impossibile se si adotta seriamente il modello 231. Per di più, la legge impone che il suo funzionamento sia verificato da un OdV, organismo di vigilanza, composto da professionisti esterni all’azienda. Essi valutano di volta se SPI sta realmente mettendo in atto il modello e segnalano eventuali situazioni di conflitto e di non rispetto o di rischio dell’effettuazione di alcuni reati. Il tutto in collegamento con il Consiglio di amministrazione e il Collegio sindacale”.
Vantaggi collaterali
Se questi sono i vantaggi principali di un Codice etico, domandiaamo se esistano vantaggi collaterali implementando un modello 231.
Sempre Gagliardi: “Ci sono, ci sono. Se vogliamo, il modello 231 rientra all’interno del mondo ESG. Da un lato l’azienda dichiara attenzione verso tutti gli stakeholders, i portatori di interesse. Banche e società di rating mostrano molta attenzione verso le aziende dotate del modello 231. Unitamente al rating di legalità, di cui da 3 anni si è dotata SPI, il 231 assicura una maggiore velocità nelle pratiche di richieste di linee di credito. In caso di risposta affermativa l’azienda ha diritto a una riduzione del pricing”.
Quindi, vantaggi di sicurezza, di immagine e di interessi minori sui prestiti. Peraltro il Codice etico è conforme al rispetto dei tre principi ESG – Environment, Social, Governance: non vi è solo la Governance ma vi è anche l’ Ambiente, perché il modello 231 investe anche le problematiche ambientali. C’è pure l’aspetto sociale, i dipendenti, il sociale in senso lato.
Forte impegno in formazione
Approvato dal CdA di SPI qualche settimana fa, Il modello organizzativo 231 ora richiede un forte impegno nella formazione che impegna i membri del CdA, i dirigenti, i quadri e i dipendenti.
Costoso? Alla domanda non si sottrae Gagliardi: “Se uno cerca su internet può anche rischiare di trovare un codice etico gratis. In realtà si tratta di un abito tagliato su misura, che può costare dai 15mila euro in su. La stesura è già un impegno gravoso. Poi, ci sono i costi dell’OdV che va remunerato come un collegio sindacale. E poi, c’è la formazione. Non basta avere il codice. Davanti a un giudice, occorre dimostrare che l’hai veramente applicato e stai dando piena attuazione al modello 231.”
Ennio Braicovich