Grande dibattito in Francia sulla transizione ecologica per gli edifici pubblici. Un articolo del giornale Le Monde mette a fuoco il problema della riqualificazione energetica del patrimonio pubblico immobiliare
Grande dibattito in Francia sulla riqualificazione energetica degli edifici pubblici. Un tema che da noi ci pare venir totalmente trascurato a favore delle grida, vedi quelle di Confedilizia, contro la nuova direttiva comunitaria EPBD, vedi qui la pagina dell’EuroParlamento. Questa, ancora sotto esame del Parlamento UE, viene accusata, secondo noi ingiustamente, di essere una nuova tassa eco-patrimoniale sull’edilizia privata. Ma su questo argomento torneremo presto. Vediamo invece che cosa succede in Francia alla luce di un importante servizio pubblicato ieri dall’autorevole giornale Le Monde. In esso si riportano i dati e i fatti sul rinnovo del patrimonio pubblico nella vicina repubblica.
Il rinnovo degli edifici pubblici
Le cifre sono vertiginose. Un cantiere faraonico. Una sfida energetica che necessita di finanziamenti massicci. Così inizia l’articolo di Benoît Floc’h che ci offre subito le dimensioni del problema o meglio della sfida.
Per fronteggiare i cambiamenti climatici – nell’articolo non citano curiosamente né UE né la direttiva EPBD, sic! – lo Stato e le collettività locali devono rinnovare gli edifici pubblici per circa 400 milioni di metri quadrati. La relativa fattura potrebbe elevarsi a circa 500 miliardi di euro. La cifra appare colossale perché corrisponde, secondo l’articolista, a quanto spende in un anno Stato transalpino.
Il rinnovo è il cantiere del secolo
È il cantiere del secolo, dichiara il ministro della Transizione ecologica Christophe Béchu. Un cantiere che si estenderà su molti anni poiché la Francia si è impegnata a raggiungere le zero emissioni di CO2 per il 2050. Il presidente Macron preme sull’acceleratore del rinnovo degli edifici pubblici, specie le scuole. C’è da dire che una legge francese sull’habitat del novembre 2018 impone di già un calendario preciso.
Le scadenze per il terziario
Gli edifici di più di 1000 mq del settore terziario dovranno consumare il 40% di energia, rispetto al 2010, entro il 2030, il 50% entro il 2040 e il 60% entro il 2050.
Gli edifici pubblici sono responsabili di un terzo delle emissioni di gas ad effetto serra e del 50% dei consumi di energia in Francia. La maggioranza di questi edifici è stata costruita prima del 1975. Quindi, prima delle leggi energetiche che fiorirono in Francia come nel resto d’Europa a seguito della guerra arabo-isrealiana dello Yom Kippur nel 1973 e della crisi energetica seguente.
Anche il Palazzo dell’Eliseo
Dei 400 milioni di metri quadrati citati poco sopra, un quarto appartiene allo Stato. Il resto alle collettività locali. Si tratta di scuole, biblioteche, centri congressi o edifici destinati ad uffici. Ci sono edifici importanti come la sede della Presidenza della Repubblica. Il Palazzo dell’Eliseo, qui nella foto in alto tratta da wikipedia, è infatti accusato dai ministri di essere una specie di colabrodo termico con l’energia che esce da tutti i buchi nonostante gli importanti lavori effettuati.
Edifici pubblici in Italia
E da noi che cosa succede? Facciamo riferimento a che cosa dichiara Enea in una pagina web dedicata alla riqualificazione energetica degli edifici della Pubblica Amministrazione. Gli edifici sarebbero della P.A. 13 mila. Una cifra che esclude immediatamente le scuole di ogni ordine e grado che sono di proprietà pubblica e che sono circa 40mila. La normativa prevede per il settore pubblico che già a partire dal 2014, ogni anno fino al 2020 il 3% delle superfici degli edifici pubblici debba essere reso efficiente dal punto di vista energetico. Anche il PNRR si occupa della riqualificazione degli edifici pubblici. Vedremo presto che cosa è stato fatto in merito.
Ennio Braicovich