All’inizio del nuovo anno abbiamo chiesto ad uno degli esponenti più sensibili dell’edilizia sostenibile, l’ing. Domenico Pepe, di “scrutare” l’orizzonte che si profila davanti a tutti gli operatori del settore edilizio. Cortesemente il progettista traccia per i nostri lettori le tendenze a breve e a lungo termine che si offrono davanti a noi a partire dal recente rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente. Un contributo di pregio tutto da leggere nella prima e nella seconda parte. E da meditare attentamente per chi vuole prepararsi adeguatamente a un futuro che non è troppo lontano. (EB)
In home page, la copertina del Rapporto EAA “Affrontare l’impatto ambientale e climatico dell’edilizia”
L’Autore
L’ing. Domenico Pepe è un esperto ingegnere edile e architetto con oltre 18 anni di esperienza, specializzato in progettazione energetica sostenibile e riqualificazione di edifici. La sua carriera abbraccia un ampio spettro di progetti. Competenze chiave: la progettazione di edifici a energia quasi zero (NZEB) e certificazione CasaClima e la gestione integrata di progetti di riqualificazione energetica su larga scala. Autore di 6 libri tecnici sull’efficienza energetica in edilizia, è stato docente a contratto in Tecnologia dell’Architettura presso IUAV. Un ricchissimo sito dà conto molto di più queste righe della professionalità e dell’attività dell’ing. Pepe e può servire da guida per molti dei temi affrontati in questo contributo.
Cosa riserva il 2025 per l’Edilizia
Prima parte
L’edilizia si trova davanti a sfide epocali: ridurre l’impatto ambientale, garantire efficienza energetica (e assicurare inclusività sociale. L’ultimo rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente offre spunti chiari su come cambierà il settore nei prossimi anni, focalizzandosi su ristrutturazioni profonde, materiali low-carbon e automazione intelligente. Scopriamo insieme come tradurre queste indicazioni in azioni concrete e cosa ci aspetta in questo 2025 all’insegna della transizione verde.
Il contesto climatico: una sfida per l’edilizia
Il 2024 si è rivelato l’anno più caldo mai registrato, con temperature globali che hanno superato per la prima volta la soglia critica di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Secondo il Copernicus Climate Change Service (C3S), nei primi undici mesi del 2024 abbiamo registrato una temperatura media globale di 0,72°C superiore alla media del periodo 1991-2020. Un dato che non possiamo ignorare, soprattutto considerando gli impatti già visibili sul nostro territorio: dalla drastica riduzione dei giorni di gelo nelle nostre città agli eventi meteorologici estremi che hanno causato danni per 9 miliardi di euro al solo settore agricolo italiano nel 2024.
La recente COP16 di Riyadh sulla desertificazione (2-13 dicembre 2024) si è conclusa senza un accordo vincolante, evidenziando quanto sia complessa la gestione globale delle sfide climatiche. Tuttavia, il summit ha prodotto risultati concreti con la promessa di oltre 12 miliardi di dollari per il ripristino del territorio attraverso il Riyadh Global Drought Resilience Partnership.
Sfide e opportunità per l‘edilizia
Per il settore edilizio, questi dati rappresentano sia una sfida che un’opportunità. La riduzione dei giorni di gelo sta già modificando il fabbisogno energetico degli edifici:. Da un lato diminuisce la necessità di riscaldamento invernale, dall’altro aumenta l’esigenza di raffrescamento estivo. Questo scenario richiede un ripensamento della progettazione edilizia, con particolare attenzione a:
- Sistemi di raffrescamento passivo più efficienti
- Migliore gestione dell’inerzia termica degli edifici
- Integrazione avanzata di tecnologie per il comfort microclimatico
- Soluzioni innovative per la gestione delle acque meteoriche
Nuove prospettive e un futuro a energia positiva
Immaginiamo un 2025 in cui le nostre città siano sempre più resilienti, le abitazioni consumino meno risorse e i cantieri adottino soluzioni rispettose dell’ambiente. Questa visione non è più solo un desiderio: le recenti disposizioni europee puntano a ridefinire gli standard costruttivi. L’obiettivo è limitare le emissioni di CO₂ e rendere gli edifici più performanti sotto il profilo dell’efficienza energetica.
Ma come tradurre questi obiettivi in azioni concrete? La risposta risiede in un approccio interdisciplinare e pragmatico, che integra tecnologie innovative, progettazione mirata e materiali a basso impatto.
Dieci anni fa…
Mi era capitato di esprimermi sul tema già nel 2016 intervistato dal Sole24ore:
«La parola chiave per leggere la trasformazione in atto nelle costruzioni è integrazione, ossia il crossover e l’implementazione di tecnologie diverse, che arrivano anche da altri comparti, applicate all’edilizia. E il driver che spinge il cambiamento è l’efficienza energetica, verso il nearly zero energy building, non solo per il dettato delle norme Ue ma anche per una crescente consapevolezza di chi acquista e ristruttura casa, che vuole la targhetta migliore e la garanzia di alte prestazioni e risparmi sui consumi»
Parallelamente, un recente rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) (“Addressing the environmental and climate footprint of buildings” ) ha evidenziato quanto sia urgente intervenire sul patrimonio esistente, riducendo sprechi e puntando su soluzioni sostenibili come le case in legno o le case prefabbricate.
Una breve sintesi del rapporto EEA
Quale direzione prenderà il settore dell’edilizia per fronteggiare le sfide climatiche e ambientali?
Molto probabilmente si andrà verso edifici a impatto ridotto, caratterizzati da un’attenta integrazione tra efficienza energetica, uso di materiali bio-based e strategie di economia circolare. Infatti, proprio a pagina 9 del report “Addressing the environmental and climate footprint of buildings (EEA Report 09/2024)” si evidenzia chiaramente come oltre il 30% dell’impronta ambientale dell’UE dipenda dal comparto edilizio. Un dato che suggerisce la necessità di interventi coordinati lungo l’intero ciclo di vita degli edifici: dalla produzione dei materiali fino alla fase di demolizione.
Ristrutturazioni profonde e nZEB
Come si può intervenire sugli edifici esistenti per renderli più sostenibili e resilienti? Emerge un’indicazione determinante: puntare su ristrutturazioni profonde che portino le costruzioni a standard nZEB (nearly Zero Energy Buildings/Edifici a energia quasi zero). Il tema è particolarmente interessante per i tecnici, in quanto — secondo il rapporto — migliorare l’isolamento dell’involucro e ottimizzare gli impianti di climatizzazione può abbattere notevolmente le emissioni. Proprio a pagina 55 si sottolinea come la “Renovation Wave” dell’UE miri a raddoppiare il tasso di riqualificazione al 2030, coinvolgendo imprese di costruzione, professionisti dell’efficienza energetica e, naturalmente, i committenti pubblici e privati.
Materiali low-carbon e gestione circolare
In che modo si possono ridurre VOC, impatti ambientali e CO₂ incorporata nelle costruzioni? Una strategia efficace si basa sull’impiego di materiali con un basso impatto lungo tutto il ciclo di vita. Non è casuale che a pagina 14 venga evidenziato quanto l’estrazione delle materie prime incida sull’uso del suolo e sull’inquinamento. Di conseguenza, incrementare l’utilizzo di legno strutturale, canapa, fibra di lino o materiali riciclati (senza sostanze nocive come alcuni retardanti di fiamma o PFAS) risulta vantaggioso. In questa prospettiva, a pagina 59 si parla espressamente di “design for disassembly”: adottare metodiche di prefabbricazione modulare e fissaggi reversibili permette di recuperare componenti a fine vita, evitando sia il downcycling sia l’accumulo di rifiuti da demolizione.
Automazione e riduzione dei consumi durante l’uso
Quali accorgimenti concreti possono migliorare l’efficienza operativa di un edificio? Sappiamo che la fase di utilizzo incide fortemente sui consumi energetici, soprattutto per riscaldamento, condizionamento e illuminazione. In tal senso, a pagina 64 si ribadisce l’importanza dei sistemi di automazione (HVAC smart, building automation, sensoristica IoT) e della micro-cogenerazione. In più, l’integrazione di impianti fotovoltaici o ibridi (pompa di calore e – purtroppo – l’ormai superata caldaia a condensazione) rende gli edifici più versatili e capaci di modulare la domanda in relazione alla disponibilità di energia rinnovabile. Questa visione, già sperimentata in alcuni progetti casaclima, implica competenze interdisciplinari che spaziano dal project management ingegneristico alla bioedilizia.
Equità sociale e rischio “green gentrification”
Come garantire che la transizione green non penalizzi le fasce più deboli? Il report mette in guardia da un aumento delle disparità se i costi delle ristrutturazioni non fossero sostenibili per tutti. Infatti, a pagina 68 si evidenzia il rischio di “gentrificazione verde” quando gli edifici energicamente riqualificati diventano esclusivi e costosi. Al contrario, risulta fondamentale facilitare forme di co-housing e di comunità energetiche, in modo da ripartire gli investimenti e beneficiare di risparmi collettivi.
Resilienza climatica e natura in città
Come progettare edifici e spazi urbani in grado di fronteggiare ondate di calore, alluvioni o inquinamento dell’aria? È indispensabile un approccio interdisciplinare che includa soluzioni nature-based: tetti verdi, pareti vegetate, giardini pensili e spazi permeabili. Del resto, a pagina 70 si conferma che integrare il verde nell’ambiente costruito contribuisce a mitigare l’effetto isola di calore e a migliorare la qualità dell’aria (riducendo sia il pulviscolo fine, sia l’accumulo di sostanze potenzialmente tossiche). Risulta utile ricordare, in quest’ottica, l’esistenza di protocolli che valutano la rinometria acustica e la salubrità indoor, in parallelo all’analisi delle acque meteoriche e alla gestione del condensato dell’esalato del respiro (indagini mediche correlate alla qualità dell’aria interna).
(continua)