Partendo dalle grandi società fino ai piccoli produttori, l’adesione ai criteri ESG per le imprese sta diventando senza dubbio un metro di valutazione significativa del modo di gestione delle aziende. L’esperto in innovazione ing. Sergio Botta di BSide Italia dedica queste brevi note alle imprese ancora incerte sul da farsi. E illustra i motivi per cui oggi un imprenditore deve prendere in seria considerazione l’intraprendere un percorso di sostenibilità, pena l’uscita progressiva dal mercato. Prima parte
I criteri ESG per le imprese? Un’altra complicazione, un altro mal di testa… Tanti imprenditori, dai piccoli artigiani alle grandi società, affermano spesso come era più semplice fare impresa una volta. Lo abbiamo sentito ripetere tante, tantissime volte. E oggettivamente non senza motivazione.
Tempo di cambiamenti
Al di là delle (solite) difficoltà dei mercati, della situazione geopolitica internazionale, della tassazione opprimente, della instabilità politica, è indubbio che stiamo vivendo un periodo di grandi cambiamenti, denso di mutamenti sociali, ambientali, organizzativi, comportamentali, ecc. che costringono le imprese a doversi adattare in tempi rapidi.
Effettivamente, fino a poco tempo fa le esigenze del mondo degli affari erano molto più semplici e si riassumevano semplicemente in “fare soldi”. Qualunque cosa (buona o cattiva) accadesse alle persone dell’azienda e/o all’ambiente era secondaria per chi non vedeva l’ora di ottenere ritorni sugli investimenti.
Il panorama societario
Gli investitori però stanno cambiando e con essi debbono cambiare anche le aziende. Oggi il panorama societario è un misto di guadagni per gli azionisti, responsabilità verso il benessere dei dipendenti e una visione per il bene comune. In pratica, le aziende devono agire bene ed essere, per così dire, “buone”.
ESG per le imprese
ESG: in questo semplice acronimo (dall’inglese Environmental, Social, and Governance) vi è racchiusa una grande idea: quella che le imprese debbano usare anche fattori non finanziari per influenzare i propri impatti ambientali (E), come l’uso di energia e materiali; gli impatti sociali (S), che includono la salute, la sicurezza e la diversità della forza lavoro; e gli attributi di governance (G), come la parte etica, i diritti degli azionisti, le politiche di compensazione, ecc.
Partendo dalle grandi imprese fino ai piccoli produttori, l’adesione ai criteri ESG sta diventando senza dubbio un metro di valutazione significativa del modo in cui le aziende sono guidate e gestite.
Verso metriche condivise
Attualmente, in assenza di standard e protocolli pienamente condivisi dalla comunità internazionale, i fattori ESG sono spesso declinati e valutati non senza interpretazioni personali e/o valutazioni discrezionali, ma la strada è tracciata. Le istituzioni internazionali stanno infatti lavorando da tempo allo sviluppo di metriche condivise per la valutazione delle performance ESG che renderanno possibile misurare in maniera oggettiva il livello di conformità dell’impresa ai criteri ESG. Ovvero misurare quanto l’azienda sia effettivamente “sostenibile” al di là di comodi proclami e facili slogan autoreferenziati.
In aggiunta, per le banche e gli organismi finanziari il livello di conformità ai criteri ESG è elemento di valutazione del merito creditizio.
(continua)
Ing. Sergio Botta, B Side Italia
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