Il DL 11 suscita ancora dibattiti e polemiche. E ne avremo ancora per i prossimi 40 giorni avendo il Governo due mesi di tempo per convertire il decreto-legge in legge a partire dalla data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. La battaglia sulla definizione della data di inizio lavori.
A oggi resta vivissimo il problema del blocco dei crediti fiscali da bonus edilizi mentre infervora la battaglia sulla definizione della data di inizio lavori per gli interventi in edilizia libera come i serramenti. Ma iniziamo dal blocco.
Sui crediti interviene l’Agenzia delle Entrate
La novità di oggi è la dichiarazione del direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, alla commissione Finanze della Camera. Secondo Ruffini le banche possono assorbire ancora crediti per 7,2 miliardi. Le stesse banche hanno acquistato fino ad ora crediti da bonus edilizi per 51,2 miliardi di euro. Non tutte le banche possono acquistarli avendo esaurito la capienza ma lo possono fare gran parte delle assicurazioni.
Istat, Eurostat e Ance
I 7,2 miliardi delle banche potranno disincagliare una parte dei crediti ma non tutti. A questo proposito ieri Istat e Eurostat hanno ufficializzato che i crediti derivanti dai bonus edilizi sono già stati contabilizzati nel bilancio dello Stato. Partendo da questi pareri l’associazione degli imprenditori edili Ance chiede che questi crediti “possono e devono essere pagati subito alle famiglie e alle imprese dell’edilizia”. Imprese che hanno dato un forte contributo al PIL nel 2021 e nel 2022 (+20,7% e +10,2% il valore aggiunto delle costruzioni nei due anni) e “e che, se messe in condizioni di operare, possono fornire un apporto determinante anche alla crescita del 2023”.
Data inizio lavori ex DL 11
Fa ancora discutere l’articolo apparso ieri su IlSole24Ore con il titolo “Superbonus: infissi e caldaie, cosa serve per mantenere cessione e sconto in fattura”. Sommarietto “Firme su contratti e bonifici o preventivi sul lavoro e ordini non fanno fede: l’unico elemento rilevante per restare nel vecchio regime è l’avvio dei lavori”. Un sommarietto che lascia senza speranze migliaia di impiantisti, serramentisti e operatori del settore tende. E se qualcuno non avesse capito, l’articolo ribadisce subito il concetto: “Ordini, preventivi, firme su contratti e bonifici. Sono tutti passaggi caratteristici della procedura tipo che porta all’installazione di prodotti in edilizia libera, come infissi e caldaie, ma anche tende da sole e pompe di calore. Nessuno di questi, però, consente di mantenere la cessione dei crediti e lo sconto in fattura, anche se arrivato entro la fatidica scadenza del 16 marzo; fa fede soltanto l’inizio dei lavori. E si cita in merito l’audizione di FederlegnoArredo nel corso delle audizioni sulla legge di conversione del decreto blocca crediti, il DL 11/2023, in discussione alla Camera.
Quando l’inizio lavori
Dopo aver ripercorso il ciclo del prodotto, scrive il giornale finanziario: “Una volta arrivato il prodotto, il fornitore prende appuntamento per l’installazione e iniziano i lavori. Il paradosso è che solo quest’ultimo step consente di salvare la cessione dei crediti. Prima di questo passaggio, il rischio è di ricadere nel nuovo regime”. Insomma, solo con i serramenti davanti a casa del cliente iniziano i lavori. È una frase terribile che ha gettato nella costernazione migliaia di serramentisti che lavorano quasi tutti su misura e che hanno sempre creduto che per i loro prodotti la data di inizio lavori iniziasse con la presa delle misure, con la firma di un preventivo, di un contratto, e con un bonifico. Nulla di tutto ciò servirà. Dovranno buttar via i loro serramenti prodotti su misura per la signora Maria.
FdI sulla data di avvio lavori in edilizia libera
Sul tema è intervenuto Andrea de Bertoldi (Fdi), relatore del provvedimento alla Camera, che ha dichiarato allo Sportello Superbonus del Sole 24 Ore: “…abbiamo rilevato delle problematicità, come quella della cosiddetta edilizia libera: il cittadino che ha non fatto il 110% ma ha cambiato i serramenti o la caldaia sfruttando il bonus 50% con il decreto, così come è scritto, potrebbe incontrare delle difficoltà. In questi casi, infatti, l’inizio dei lavori avviene a valle del percorso: prima si fa il contratto, poi viene versato l’acconto (di solito del 50%) e solo dopo due o tre mesi si avvia l’esecuzione del lavoro. Con ragionevole ottimismo posso dire che il problema dovrebbe risolversi”. Una dichiarazione che ricostruisce molto meglio il ciclo di produzione degli infissi.
Unicmi apprezza
A proposito di questa dichiarazione, una nota emessa nel pomeriggio da Unicmi apprezza “una prima disponibilità da parte della maggioranza di governo e in particolare da parte dell’On. Andrea de Bertoldi di Fratelli d’Italia, che sarà relatore del DL 11 in Aula alla Camera, riguardo ad una correzione del provvedimento”.
Mentre Anfit denuncia
In questa atmosfera giunge una presa di posizione di Anfit che sul suo sito denuncia:
“-il pressapochismo (sia politico, sia contabile) che ha portato a rendersi conto in tutta fretta della situazione che si era venuta a creare;
-la confusione comunicativa che ha messo tutti gli incentivi fiscali nello stesso calderone, mentre Superbonus, Bonus Facciate e Bonus ordinari, avendo orizzonti temporali, aliquote e caratteristiche differenti, avrebbero meritato analisi e provvedimenti distinti;
-la modalità e le tempistiche del DL 11/2023, del tutto incompatibili con la realtà pratica del mondo dell’edilizia”.
Come Unicmi, anche Anfit “confida in modifiche in sede di conversione parlamentare del Decreto, che oltre alle oggettive questioni in materia di contabilità tengano conto anche degli impatti macroeconomici del documento e delle ricadute su famiglie e imprese, quanto meno in relazione alle pratiche a cavallo della scadenza del 16 febbraio”.
Ennio Braicovich
In merito al DL 11/2023 che blocca la cessione dei crediti fiscali e lo sconto in fattura abbiamo pubblicato in precedenza
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