Secondo Eurostat l’inflazione annua nella zona Euro a novembre è scesa al 2,4%, mezzo punto percentuale in meno rispetto allo scorso ottobre. Continua il rallentamento anche in Italia. La decelerazione del tasso di inflazione si deve prevalentemente ai prezzi dei prodotti energetici. Buone notizie sul fronte occupazione: il tasso di occupazione sale al 61,8%. Sale pure il tasso di disoccupazione al 7,8%, mentre scende al 32,9% il tasso di inattività.
Continuano le buone notizie sul fronte dell’inflazione in piena decelerazione sia sul fronte dell’area Euro che sul fronte interno.
Inflazione in zona Euro
L’Ufficio statistico europeo Eurostat segnala che l’inflazione annua della zona Euro è scesa al 2,4%, qualche punto percentuale in meno rispetto al 2,9% di ottobre, vedi news. La cura da cavallo della BCE sembra funzionare. Se non ci saranno sviluppi negativi, se i prezzi dei prodotti energetici continueranno a veleggiare tranquillamente, ci sono tutti i presupposti per giungere al primo taglio del costo del denaro da parte della Banca Centrale Europea. Quanto alle diverse componenti dell’inflazione, Eurosta rileva che i beni alimentari, più alcol e tabacco si attestano al 6,9% contro il 7,4% di ottobre. I servizi al 4% (contro il 4,6% di ottobre), i beni industriali non energetici al 2,9% contro il 3,5%. Continua il calo dei prodotti energetici che scendono al -11,5% contro il -11,2 del mese precedente. Tutte queste componenti contano però meno di un terzo del carrello della spesa dell’area euro. Tuttavia, esse hanno un impatto significativo sull’inflazione totale in quanto tendono a variare in maniera più vistosa degli altri fattori.
L’inflazione in Italia
I dati di Istat confermano le tendenze europee. A novembre, secondo le stime preliminari, l’inflazione scende a 0,8%, valore che non si registrava da marzo 2021. L’ulteriore calo del tasso di inflazione risente ancora del favorevole andamento dei prezzi dei beni energetici, che a novembre evidenziano una netta flessione sul piano congiunturale. Un contributo al rallentamento dell’inflazione si deve, inoltre, alla dinamica dei prezzi di alcune tipologie di servizi (ricreativi, culturali e per la cura della persona e di trasporto) e alla nuova decelerazione del ritmo di crescita dei prezzi dei beni alimentari (+6,1%), in particolare della componente lavorata, che esercita un freno alla crescita su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” (+5,8%). Infine, l’inflazione di fondo si attesta a novembre al +3,6% (dal +4,2% di ottobre).
Occupazione mai così alta
Buone notizie sempre da Istat sul fronte occupazionale. Così commenta l’Istituto: a ottobre 2023 l’occupazione continua a crescere. Rispetto al mese precedente, l’aumento riguarda i soli dipendenti permanenti, che superano i 15 milioni 700 mila.
Il numero degli occupati si attesta a 23milioni 694mila e registra, rispetto a ottobre 2022, un aumento di 455 mila dipendenti permanenti e di 66 mila autonomi; il numero dei dipendenti a termine risulta invece inferiore di 64 mila unità.
Su base mensile, il tasso di occupazione e quello di disoccupazione salgono rispettivamente al 61,8% e al 7,8%, mentre scende al 32,9% il tasso di inattività.
EB