Dal 13 gennaio è possibile partecipare al bando di concorso per l’assegnazione di contributi per prodotti italiani che si avvalgono dello schema volontario “Made Green in Italy”. Pochi i fondi disponibili. Tuttavia, mette in luce il Mase: “Si aprono notevoli opportunità per i produttori nazionali che intendono avvalersi di questo nuovo strumento, a cavallo tra la politica ambientale e il marketing aziendale”.
E’ una sigla nuova per tanti il “Made Green in Italy”. Eppure, lo schema nazionale volontario per la valutazione e la comunicazione dell’impronta ambientale dei prodotti, denominato “Made Green in Italy” ha già qualche anno di vita. Lo schema è riemerso alla ribalta con la pubblicazione del decreto direttoriale 3 dicembre 2024, n. 33 del Mase, Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. In tempi di EPD, LCA e di sostenibilità ambientale l’iniziativa è meritevole di ampia diffusione in quanto ha per scopo incentivare le aziende italiane ad aderire alla certificazione volontaria “Made green in Italy”. Purtroppo, il budget a disposizione delle imprese è di soli 144mila euro.
Lo schema “Made Green in Italy”
Lo schema nazionale volontario per la valutazione e la comunicazione dell’impronta ambientale dei prodotti, denominato “Made Green in Italy” è stato istituito dall’art. 21, comma 1 della legge n. 221/2015 (!). Lo schema è gestito dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e si basa sul metodo PEF – Product Environmental Footprint. Un metodo definito dalla Commissione europea nella RACCOMANDAZIONE (UE) 2021/2279 DELLA COMMISSIONE del 15 dicembre 2021 sull’uso dei metodi dell’impronta ambientale per misurare e comunicare le prestazioni ambientali del ciclo di vita dei prodotti e delle organizzazioni.
Qui lo schema di regolamento dello schema
Gli obiettivi
Il “Made Green in Italy” ha l’obiettivo di valorizzare sul mercato i prodotti italiani con buone/ottime prestazioni ambientali (garantite da un sistema robusto scientificamente) e punta con il suo logo a rendere riconoscibili i prodotti per i consumatori, così da incoraggiare scelte più consapevoli. La quantificazione delle prestazioni ambientali di un prodotto, infatti, basata su uno studio PEF completo, verificato e validato da un ente terzo indipendente. Esso prevede tre classi di prestazione: A (valore superiore al benchmark); B (valore prossimo al benchmark); C (valore inferiore al benchmark). Ottengono l’uso del logo solo i prodotti in classe A e quelli in classe B (a fronte di un impegno dell’azienda a migliorare le proprie prestazioni).
Le novità
Sostanzialmente lo schema tende a sviluppare le capacità competitive in chiave “green” delle imprese italiane. È la prima ed unica certificazione di matrice istituzionale e di natura pubblica basata sulla metodologia europea PEF, Product Environmental Footprint, impronta ambientale di prodotto, attuata da un governo nazionale che ha scelto di recepire pienamente le regole di calcolo europee. Su di esse, ha però innestato ulteriori e più ambiziosi requisiti nazionali di qualità ambientale, in grado di distinguere la produzione italiana.
Impronta ambientale + prestazioni+ Made in Italy
Sono questi i tre fattori che distinguono lo schema “Made Green In Italy”. Infatti, lo evidenzia bene il Mase, quando afferma che:
“È l’unica certificazione a mixare e integrare requisiti che richiedono alle imprese aderenti allo schema di comunicare l’impronta ambientale dei prodotti ai propri clienti e consumatori (tipici dei Label di tipo 3, normati dalla ISO 14025), con requisiti che consentono l’accesso allo schema ai soli prodotti eccellenti, in grado di superare soglie di performance e, in particolare, di essere migliori del prodotto rappresentativo medio della propria categoria (tipici dei Label di tipo 1, normati dalla ISO 14024)”.
Qui la pagina del Mase con ulteriori informazioni sullo schema “Made Green in Italy”