E’ unanime la protesta delle associazioni dell’edilizia contro l’aumento dei 3 punti percentuali della ritenuta d’acconto sui bonifici. Contro il provvedimento che toglie ulteriore liquidità alle imprese prendono posizione CNA, Confartigianato, Unicmi, Anfit, Acmi e Assites.
Sono generali il malumore e la protesta del mondo dell’edilizia contro il ventilato aumento della ritenuta d’acconto sui bonifici per i lavori di ristrutturazione edilizie e di efficientamento energetico, vedi news. Se in Parlamento passerà quanto contenuto al comma 1 dell’articolo 23 della bozza di Legge di Bilancio 2024, a gennaio la ritenuta d’acconto passerà dall’attuale 8% all’11%. Se Ance non ha ancora fatto sentire la propria voce, si è fatto sentire invece Marco Zandonà, il direttore Politiche fiscali dell’associazione degli imprenditori edili. Su Linkedin Zandonà annota caustico: “Qualcuno mi spieghi le ragioni dell’aumento della ritenuta dall’8% all’11% sui bonifici bancari da bonus edilizi prevista nel DDL Bilancio 2024. Solo per fare cassa. Per garantire e controllare l’effettivo pagamento basta una ritenuta dello 0,1%. Speriamo un ripensamento del legislatore”.
La protesta di CNA e Confartigianato
Scrivono le due Confederazioni delle PMI e degli artigiani: “Ci preoccupa fortemente l’intenzione che sembra emergere dalle bozze della manovra economica, all’articolo 23, di aumentare dall’8 all’11% la ritenuta sui bonifici fatti alle imprese per fruire delle detrazioni per i bonus in edilizia”.
E ancora: “Auspicavamo che finalmente in questa Legge di Bilancio la ritenuta dell’8% sui bonifici venisse almeno ridotta, se non addirittura eliminata, come sollecitiamo ormai da anni. Si tratta di una misura che aumenta i crediti vantati verso il fisco da parte delle imprese delle costruzioni e dell’impiantistica”.
Nel ribadire la contrarietà all’aumento della ritenuta d’acconto, CNA e Confartigianato annunciano fin d’ora iniziative per chiedere l’intervento del Parlamento.
La protesta di Anfit, Acmi e Assites
No all’incremento della ritenuta d’acconto all’11%. Così si favoriscono ulteriormente le aziende straniere non in regola. Questi i commenti unanimi che giungono da Anfit, associazione nazionale per la tutela della finestra made in Italy, Acmi, l’associazione delle chiusure tecniche, e Assites, l’associazione delle schermature solari. Tutte associazioni aderenti a Finco, la Federazione delle industrie per le costruzioni. In particolare, Anfit da lungo tempo si batte per l’eliminazione della ritenuta d’acconto, soprattutto dopo l’introduzione della fatturazione elettronica. “Da anni – spiega Marco Rossi, presidente Anfit – chiediamo l’eliminazione della ritenuta d’acconto dell’8% che viene effettuata sui bonifici per ristrutturazioni edilizie ed efficientamento energetico. E quindi anche per la sostituzione dei serramenti. È una sottrazione di liquidità pesante per le nostre aziende. Ora per di più si vorrebbe aumentare di 3 punti percentuali la ritenuta”.
No alla concorrenza sleale
Ma c’è dell’altro nelle considerazioni dell’Associazione Nazionale per la Tutela della Finestra made in Italy. Sempre Rossi: “Aziende italiane e straniere in regola, con domicilio fiscale e conti correnti in Italia, sono penalizzate dalle attività concorrenziali di aziende straniere senza domicilio e conti correnti nella penisola che approfittano delle agevolazioni fiscali. Agevolazioni che alla fine sono pagate dai contribuenti italiani e dalle imprese in regola. Noi ci battiamo e ci batteremo perché Ecobonus, Bonus Casa e Superbonus non siano concessi se la fornitura dei serramenti proviene da aziende straniere senza stabile organizzazione in Italia”.
Unicmi scrive al viceministro
L’ Unione Nazionale delle Industrie delle Costruzioni Metalliche, dell’Involucro Edilizio e dei Serramenti, associazione anch’essa aderente alla Federazione Finco, scrive al viceministro dell’Economia e Finanze Maurizio Leo. Nella lettera evidenzia la preoccupazione per i contenuti del comma 1 dell’articolo 23 delle bozze finora circolate della Legge di Bilancio 2024. Un balzello che peraltro incide in modo pesante sulla liquidità delle Aziende. Ma c’è di più.
Grave disparità
Unicmi evidenzia anche come la ritenuta rappresenti una grave disparità sul mercato: “solo gli operatori italiani sono e saranno tenuti al versamento, mentre gli operatori stranieri (imprese non residenti e non dotate di conto corrente bancario in Italia) che operano sul nostro mercato possono e potranno continuare a eludere questo obbligo”. Al fine di evitare un vantaggio competitivo per le imprese non italiane e ritenendo doverosa l’equiparazione dei doveri fiscali di tutti i soggetti che operano sul nostro mercato, Unicmi ha richiesto al viceministro Leo l’applicazione di questo provvedimento a tutte le imprese indipendentemente dalla loro nazionalità e dalla presenza di una banca italiana di appoggio. Aggiunge l’associazione: “In alternativa, ovvero in caso di impossibilità giuridica di applicazione della ritenuta di acconto a tutti, Unicmi ha richiesto l’esclusione dell’accesso alle detrazioni a quei prodotti commercializzati da soggetti che eludono i doveri fiscali a carico delle imprese italiane”.
EB