Intervenendo davanti a ministri, viceministri e sottosegretari la presidente di Finco, Carla Tomasi, si è soffermata su due temi nodali: l’abnorme debito pubblico del Paese e la progressiva perdita di produttività del sistema – paese. I suggerimenti che offre: affrontare i centri ipertrofici di spesa, come le Regioni e la Sanità, e portare avanti la semplificazione burocratica. Per il futuro Tomasi auspica che il Governo mantenga e stabilizzi il bonus per la riqualificazione energetica
Qualche giorno fa, a Palazzo Chigi, Governo e parti sociali si sono incontrati in vista del varo della manovra da parte del Consiglio dei ministri. All’incontro ha preso parte anche la presidente di Finco, Carla Tomasi. Per il Governo erano presenti i ministri Calderone e Giorgetti, il viceministro Leo e i sottosegretari Mantovano e Bergamotto. Qui presentiamo un estratto dell’intervento di Carla Tomasi. Si ricorda che di Finco fanno parte anche associazioni del settore serramenti, chiusure e schermature quali Acmi, Anfit, Assites, Unicedil e Unicmi.
I due fardelli del Paese
Mi vorrei soffermare solo su due temi nodali che non possono non condizionare gli spazi di questa manovra, certo noti ma che vale la pena a mio avviso di riprendere:
– il primo è l’abnorme debito pubblico del Paese , un fardello che l’Italia si trascina da ormai molto tempo – certo aggravato dall’emergenza Covid – ma che in particolare ha fatto registrare una progressione geometrica da quando è stato riformato il Titolo V della Costituzione creando un nuovo ipertrofico centro di spesa, quali sono oggi le Regioni senza che ciò abbia portato , nella media, un significativo miglioramento del funzionamento della macchina pubblica, anzi.
Affrontare il tema del debito pubblico
Credo che sia un tema che vada affrontato. È chiaro che la tempistica non può riguardare questa manovra ma se non vorremo trovarci tra dieci anni ancora un debito del 140% quale quello che si prevede si stabilizzerà nel 2025, suggerisco sommessamente di affrontare tale tema. Su di esso, poiché è la Sanità il maggior capitolo di spesa, abbiamo una specifica proposta di razionalizzazione che sarò lieta di illustrare in altra sede onde non prendere troppo tempo.
La perdita di produttività del sistema-paese
– Il secondo fardello, anch’esso riguardante gli ultimi lustri, consiste nella progressiva perdita di produttività del sistema – paese. Sia con riferimento al comparto privato – e qui forse dobbiamo fare un’autocritica per non aver sufficientemente accompagnato le imprese verso percorsi di innovazione che pure le normative esistenti faciliterebbero (eppure Vi assicuro che ci siamo molto impegnati, ma in questo campo piccolo non è sempre bello) – sia soprattutto sul versante pubblico.
Gli ultimi dieci Ministri della pubblica amministrazione hanno tutti più o meno iniziato il loro mandato enfatizzando l’importanza fondamentale – e noi certamente la condividiamo – della semplificazione burocratica.
Provate a chiedere un passaporto…
Un esempio banale? Il Made in Italy è il nostro indubitabile punto di forza ma per andare all’estero servono documenti: provate a rifare un passaporto e vedere quanto tempo ci vuole e che spesa ciò comporta. Idem per le carte di identità. Il movimento è vitale per lo sviluppo ma provate a fare un duplicato di una carta di circolazione persa o rubata.
Nel partecipare ad una gara pubblica, per venire ad un ambito di mia più stretta competenza, la pubblica amministrazione chiede tuttora informazioni e notizie già in suo possesso, quando ciò sarebbe da tempo inibito in base alla normativa vigente.
Tomasi: non chieda la P.A. ciò che già ha
Avrei quindi in proposito una proposta semplicissima che preveda che la Pubblica Amministrazione – intendendo per tale quella centrale e periferica, le Regioni, i Comuni, Le Comunità Montane e tutti gli Enti Pubblici e quelli vigilati, controllati o in essa comunque incardinati, ivi compresi gli Istituti Previdenziali e di Assicurazione quali INPS e Inail nonché le Autorità Indipendenti quali Banca d’Italia etc. – non possa richiedere a cittadini e imprese alcun documento o informazione già in suo possesso senza eccezione o deroga alcuna. Quanto precede beninteso deve essere erga omnes, perentorio e non ordinatorio.
Salvare l’ecobonus
Con le premesse di cui sopra non possiamo che comprendere la prudenza insita nel progetto di manovra e nella NADEF che prevede se non vado errata un deficit al 5,3%, per l’anno in corso ed al 4,3% per il 2024, quindi moderatamente espansiva in quanto necessariamente rigorosa, che include un del tutto condivisibile taglio al cuneo contributivo ed al contempo un altrettanto comprensibile – anche se per certi versi dolorosa – rivisitazione del superbonus, almeno nella sua attuale struttura , auspicando comunque – e quanto meno – che per il futuro venga mantenuto e stabilizzato quello per la riqualificazione energetica.
Carla Tomasi, presidente Finco