Seconda parte. Nella prima parte dell’articolo l’Autore, ing. Sergio Botta, esperto in innovazione, ha illustrato i motivi per cui oggi un imprenditore deve prendere in seria considerazione l’intraprendere un percorso di sostenibilità verso gli ESG, pena l’uscita progressiva dal mercato. Qui approfondisce l’argomento e delinea i primi passi che l’impresa sensibile al tema della sostenibilità può iniziare a percorrere. A cominciare dagli EPD.
Migliorare l’impatto delle proprie attività in termini di sostenibilità è già oggi una chiave competitiva cruciale per le aziende. Lo si comprende vedendo la crescente attenzione degli stakeholders che premiano prodotti e imprese che dimostrano un orientamento ed una sensibilità alla tutela e preservazione dell’ambiente, all’attenzione alla salute, sicurezza e diversità del personale e della gestione etica e responsabile dell’azienda.
Criterio, da premiante a essenziale
In molti settori, dall’agroalimentare alla moda passando per la meccanica, si è passati da condizione premiante a essenziale. In edilizia, sappiamo bene l’impatto dei CAM e dei protocolli energetico-ambientali. E la prossima edizione dei CAM spingerà ulteriormente sui temi della sostenibilità.
Se l’idea di adottare un cambiamento in logica ESG che sarà inevitabilmente faticoso e costoso (almeno a breve termine) può certamente provocare un certo livello di ansia all’imprenditore, di contro va segnalato che tale sforzo è certamente un buon investimento per il futuro.
Verso gli ESG, investimento per il futuro
O per meglio dire, un indispensabile investimento per il futuro, pena la certa estromissione progressiva dal mercato. Si tratta di un investimento soprattutto in nuove conoscenze e competenze, che più che denari richiede tempo e dedizione, ma che può fare la differenza. E può aprire nuovi mercati. Soprattutto oggi, poiché in un prossimo futuro sarà uno standard comune e non costituirà più un elemento distintivo (ricordate la marcatura CE ?).
EPD, primo passo indispensabile
Il primo passo di questo nuovo cammino può essere certamente quello di dotarsi di una EPD (Dichiarazione Ambientale di Prodotto) per un serramento rappresentativo della produzione aziendale (quello più semplice ? quello più venduto ? l’ultimo nato ?), con cui comunicare al mercato il vostro impegno concreto in tema di sostenibilità. E iniziare a farsi le ossa in azienda. Soprattutto è utile per soddisfare contemporaneamente sia i requisiti CAM che i protocolli energetico-ambientali circa il calcolo dei crediti di prodotto. Insomma, con 1 intervento si ottengono 2 risultati. Non male, vero ?
Quanti di voi sono già partiti con l’EPD ?
Ing. Sergio Botta, B Side Italia
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